Fortuna e sfortuna: in azienda non esistono

Fortuna e sfortuna: in azienda non esistono

Se una Impresa ha successo, la Fortuna non c’entra: è il Modello d’Affari ad essere vincente ed efficace. E’ importante capirlo per consolidare il successo.

di Luca Scarabelli (4 minuti scommettiamo?)

LA STRUTTURA DI UNA IMPRESA

La gestione di una impresa è una alchimia scientifica di elementi: l’idea imprenditoriale, che deve essere originale e distintiva; la conoscenza del mercato, possibilmente senza concorrenza o, se proprio non se ne può fare a meno, una accurata analisi della concorrenza; la gestione economica, che deve essere accorta, consentendo la compensazione dei costi e la remunerazione del capitale e tale da lasciare spazio per l’allocazione di risorse necessarie alla crescita.

Tutto qui. Nulla di semplice, ma tutto qui.

Se qualcosa non funziona, se, ad esempio, i nostri prodotti non si vendono la causa non è la sfortuna: abbiamo sbagliato qualcosa nel nostro comportamento imprenditoriale. Se subiamo una crisi finanziaria e non riusciamo ad ottenere credito dalle banche, la sfortuna non c’entra: dovremmo invece riguardare la nostra struttura patrimoniale e l’immagine imprenditoriale della nostra azienda.

Allo stesso modo, se le nostre vendite vanno bene, se la distribuzione del nostro prodotto ha successo, la fortuna non ha meriti: abbiamo scelto un Modello d’Affari efficace anche se magari non ce ne rendiamo conto.

MA ALLORA CHI E’ BRAVO?

Il punto è comprendere, decodificare ed anticipare ciò che funziona o meno.
Serve una analisi continua: di ciò che facciamo, del mercato, di come viene vista la nostra azienda dalle comunità finanziaria e commerciale.
Solo attraverso queste analisi possiamo maturare la consapevolezza di ciò che funziona e decodificare un Modello Efficace o modificarne uno debole.

E non dobbiamo mai dimenticare che, da bravi Imprenditori magari di Piccole o Medie dimensioni, noi siamo esperti del nostro prodotto/servizio: non siamo onniscienti. Del resto, a ben vedere, questa condizione è comune a tutte le aziende solo che, in quelle più grandi, questa esigenza di competenze professionali specifiche e aggiornate viene soddisfatta attraverso l’assunzione di Manager professionisti.

Ma l’Imprenditore di una PMI non ha spazi da concedere ad un Manager professionista a tempo pieno: sia spazi gestionali, perché l’imprenditore vuole fare lui in prima persona, sia spazi economici, perché un professionista a tempo pieno sarebbe un costo eccessivo per l’impresa.

CIO’ CHE SERVE QUANDO SERVE

E dunque, da bravi imprenditori, dobbiamo accettare questa realtà e tuttavia essere così accorti da avvalerci comunque di competenze che possano aiutarci in questo processo di analisi e di riposizionamento. Perché anche questo è un comportamento imprenditoriale corretto.

In realtà, a ben pensarci, l’Imprenditore si avvale già, in modo continuo, di competenze professionali specifiche di cui compera una porzione di tempo: sono le competenze del Commercialista, irrinunciabile per ogni buona azienda Italiana, ma che si occupa di ambiti differenti da quelli di un Manager.

Il Commercialista, infatti, è per sua natura un esperto di normative, tributarie e di diritto commerciale, nonché di gestioni economico patrimoniali.
Ma quando si parla di mercato e di concorrenza nonché di mix per continuare a crescere, il Commercialista non può, oggettivamente, fornire il suo contributo: non è persona d’azienda né ha avuto a che fare con il mercato. E’ uno scienziato da scrivania.

E l’Imprenditore deve rendersi conto di questa situazione: da un lato l’esigenza della sua azienda di comprendere le ragioni del suo cammino e dall’altro la necessità di competenze professionali diverse da quelle che già gravitano intorno a lui.
Se non lo fa, prima o poi si troverà in crisi: oh certo, magari non in crisi finanziaria perché negli anni è stato accorto e ha ben patrimonializzato la sua impresa e forse anche la sua famiglia, ma magari in crisi economica perché anziché continuare a crescere la sua impresa si ferma o, peggio, comincia a perdere terreno sul mercato. E non potrà dare la colpa alla sfortuna ma alla mancanza di competenze.

UN PO’ DI LUNGIMIRANZA AIUTA

E’ buffo ma a volte capita di imbattersi in Imprenditori che non cercano queste competenze ma continuano a fare da soli, un po’ per caparbietà ed un po’ per l’imbarazzo di dover mostrare agli altri di far ricorso a competenze esterne. Si tratta di un atteggiamento incomprensibile e simile, se possiamo fare un paragone, a quello del cardiopatico che, pur sentendo affanno, si ostina a non andare dal cardiologo convinto di poter tornare giovane da solo.

Forse è meglio prevenire l’infarto e cercare qualche consulente che possa aiutarci quando è ancora possibile.

Per l’impresa il miglior consulente è un Consulente di Management Strategico, aggiornato, con una buona esperienza in aziende differenti non un teorico; un professionista in grado di aiutare a leggere i segnali del mercato e suggerire gli adeguamenti corretti al Modello d’Affari per evitare o, in qualche caso, risolvere crisi di crescita, cambiamento o, peggio, sopravvivenza.